NEL SECOLO DECIMOSESTO

IL CANONICO D. PAOLO COPPOLA NOBILE FIGURA DI VICARIO CAPITOLARE

Un eloquente epitaffio sulla lastra marmorea che si conserva nell'Antiquarium Stabiano.

 

Nella sala n. 9 dell'Antiquarium di Castellammare — sala dedicata alle antichità medievali e rinascimentali stabiesi — è visibile una lastra tombale in marmo, di cm. 205,5 x cm. 91,5, che reca scolpito, a grandezza quasi naturale, il Canonico Don Paolo Coppola, ornato delle sue armi gentilizie1.

Ai piedi della lapide tombale si legge la seguente iscrizione:2

PAULO COPPULE GENERIS NOBILITATE
ANIMI CORPORISQ. DOTIBUS ORNATISSo
ECCLESIE STABIANE CANTORI AC
PLURIBUS ANNIS ET VACUA ET PROVISA
SEDE VICARIO MUNERE QUAM DIGNISSe
FUNCTO SCIPIO COPPULA PATRUO BE-
NEMERENTI POSUIT OBYT A M CCCCC LXXXI
AETATIS ANNOR. LXXXXV

Il visitatore frettoloso, dopo una rapida occhiata a questo splendido esempio di arte marmorea cinquecentesca napoletana, si allontana, chiedendosi, forse, chi mai fosse stato questo canonico per meritare così insigne monumento.

L'autore davanti alla lapide di Paolo Coppola nel 1978

Per appagare l'eventuale curiosità di frettolosi visitatori, e per contribuire, in minima parte, alla maggiore conoscenza storica delle vicende della nostra città, dirò, ciò, che la polvere dei secoli e l'oblio hanno permesso di storicamente registrare di tanto uomo.

Il Canonico D. Paolo Coppola, nacque a Castellammare di Stabia nel 1496, da Antonello, Giudice annale ed Eletto della città, della famiglia Coppola, annoverata tra le quindici patriziali famiglie stabiesi 3.

Seguendo un'inveterata tradizione familiare dei Coppola, riallacciantesi al Santo Protettore Catello4, imprese, come i suoi antenati5, la via del sacerdozio. Nel 1537 è già segnato fra i canonici del Capitolo Cattedrale6.

La sua elezione a Vicario Capitolare è da collocare storicamente nell'anno 1561 7, allorquando la Cattedra stabiana vacava per la morte del Vescovo Mons. Giovanni Fonseca, spagnolo8. Si noti che fra le dignità capitolari9 si preferì, in quell'epoca sospetta, il detto canonico che, come asserisce la lapide, era «generis nobilitate animi corporisque dotibus ornatissimo ».

E quando D. Antonio Laureo « nobili familia ex Amanthea originem ducente, Neapoli natus » già canonico del Capitolo metropolitano di Napoli ](), Regio Consigliere e Cappellano Maggiore, eletto Vescovo di Castellammare il 9 ottobre 1562, su presentazione di Filippo II di Spagna11, volle dare un nuovo assetto alle costituzioni capitolari stabiesi, come già aveva fatto per Napoli, e nel dì 3 novembre 156512 istituire una nuova Dignità in seno al Capitolo, la Dignità del Tesorierato, elesse D. Paolo Copola in tale dignità, perché in esso ricorrevano gli indicati marmorei requisiti l3.

Non è questa la sola Dignità capitolare di cui fu fregiato il Coppola.

Nel 1569, alla morte del canonico e Cantore d. Sebastiano Sansone, fu chiamato a questa maggiore dignità, e tale dignità ritenne fino alla tarda età, allorquando la rinunziò in favore del di lui nipote canonico D. Giulio Coppola 14, che in seguito raggiunse onorifico titolo di Primicerio del Capitolo e la prestigiosa carica di Vicario Capitolare 15.

Inoltre nel 1566 ritroviamo D. Paolo Vicario Generale del Vescovo Laureo, che, impegnato come Cappellano Maggiore, gli scrive il 13 agosto da Napoli autorizzandolo all'acquisto di una campana per la Cattedrale 16). E il 23 marzo del 1571 il notar Andrea d'Eboli presenta ancora D. Paolo come Vicario Generale17.

li rispetto di cui godeva il nostro prelato, e consacrato alla storia del secolo XVI da un raro documento della Cancelleria Vicereale, cioè da un salvacondotto datato 26 novembre 1560, con cui si fa ordine acchè la famiglia Coppola, e più specificamente quella di D. Paolo, non sia molestata dalle truppe spagnole di transito in Castellammare di Stabia 18 .

In seno alla famiglia fu uomo affettuoso e vigile, garante delle sorti del casato, alter ego del fratello Magnifico Berardino, più volte Eletto della città19. Sono i suoi buoni uffici che consentono al nipote «artium et medicinae doctor » Magnifico Scipione acché sposi la nobile Caterina Provenzale, sorella dell'allora Arcivescovo di Sorrento Mons. Girolamo20; al nipote Magnifico Andrea di rivestire la carica di Real Capitano della terra di Angri e di casarsi con la Magnifica Silvia Dommarco21; al nipote Magnifico Nicola di conseguire la carica di Regio Credenziere della Dogana del sale di Castellammare22; ed infine al nipote D. Giulio la carica di Canonico e Tesoriere.

Il suo testamento, stilato il dì 21 febbraio dell'anno 1581, di martedì, in età di 95 anni, è il compendio della sua vita terrena23.

Riporteremo, per curiosità storica, qualche passo del citato testamento. Da esso si evince che l'indicato canonico possedeva « casa palaziata alla Via Nova », l'attuale via Coppola, ove abitava « in quadam camera superiore prope solatam ».

Con l'indicato testamento nominava erede suo nipote Magnifico Scipione, ordinava la celebrazione, da parte del Capitolo, di cento messe l'anno (trentatrè ogni quattro mesi) e tre anniversari (uno per l'anima del padre e della madre).

« Item vole (sic), ordina et comanda esso testatore che, al tempo che passarà (sic) da questa vita presente, lo corpo suo se debbia sepellir (sic) nella Magior (sic) Ecclesia (la Cattedrale) della città di Castell.re (sic) et proprie sotto le grade (i gradini) dell'Arco Magiore (sic) di detta Ecclesia, dove se habbia (sic) da fare per detto suo erede (Scipione) una marmora (sic) scolpita con la testa a... de homo avante (sic), con accomodarsene dove più sarà comodo in detto loco, et quando lo Rev.mo Vescovo o lo Capitolo non ci consentesse (sic), in tale caso se habbia da seppellir nella Cappella de S.to Catello de Casa Coppola... là farse la detta marmora» etc.24.

E così fu eseguito per suo nipote Mag.co Scipione.

Perché la lapide funeraria nell'Antiquarium stabiese?

Sul cadere del secolo XIX, per lavori di ampliamento alla Cattedrale stabiese25, ex novo fu costruito, in altro luogo, il Cappellone del Santo Protettore. Furono rimosse, quindi, dal pavimento dell'antica Cappella di S. Catello tutti gli antichi ricordi marmorei26, fra cui quello del Vicario Capitolare D. Paolo Coppola, che trovarono degna collocazione nel Museo, che l'allora Ordinario Diocesano Mons. Vincenzo Maria Sarnelli, su consiglio dell'archeologo stabiese Giuseppe Cosenza, fece allestire nella nuova sala Capitolare-27.

Dall'indicata sala, or sono pochi anni, questi cimeli furono trasferiti nell'Antiquarium stabiese.

Se è vero, come è vero, che le opere e i monumenti degli Avi non devono cadere in oblio, nel riferire, in sintesi storica, le notizie sul Vicario Capitolare stabiese, si è voluto, ancora una volta esumare dalle ceneri dell'oblio un uomo che nella storia del suo casato fu leva potente per i nipoti ed il cui nome incise profondamente nei fasti della Chiesa stabiese.

Giuseppe D'Angelo

 

1) Una coppa sostenuta da due leoni. Nello stesso ramo e precisamente dal Conte D. Antonio Coppola, Presidente della Regia Camera della Sommaria, nel secolo XVIII, in alternativa vi fu uso di altra arma gentilizia : d'azzurro alla coppa d'oro circondata da cinque gigli (tre al capo e due ai lati) del medesimo, il tutto racchiuso nel manto, come era lecito ai Presidenti della R.C.S. Cfr. anche il palazzo avito in via Coppola n. 30 di Castellammare. 

2) Si riporta in modo fedele ed integrale.

3) Le altre furono: Vaccaro, Cannavacciuolo, Castaldo, Cetra, Longobardo, Trentamolla, De Majo, de Nocera, de Rogatis, Montanaro, Plagese, Scafarto, Sicardo, Vergara. Cfr. G. Celoro Parascandolo: Castellammare di Stabia, Napoli 1965, pag. 230.

4) Bollando: Acta Sanctorum, tomo II, giorno 19 gennaio, ove è detto: Honoratis natus (Catellus) parentibus, quos vulgo aiunt Coppulae gentis fuisse ». Fra P. T. Milante : De Stabiis, Stabiana Ecclesia, et Episcopus eius, Napoli, Tip. Mutiana 1750, che alla pag. 181 non condivide l'opinione del Bollando: Ipsamet honohata familia Coppulae, quae falsum non aemulatur honorem, hanc traditionem sapienter nimis,prudenterque contemnit».

5) G. Celoro Parascandolo, op. cit. pag. 238, che annota, tra gli altri, Cristiano Coppola canonico nel 1390 e Gabriele canonico. Arcidiacono e Vicario Generale nell'anno 1427.

6) Notar Tommaso Antonio de Masso, in Archivio Capitolare stabiese, atti sparsi.

7) Notar Alfonso Cavallaro, protocolli anni 1561 e 1562: Processo in Pandetta Corrente, entrambi in Archivio di Stato di Napoli.

8) Nel 1559 il Vescovo di Castellammare, Mons. Giovanni Fonseca, morì partecipando attivamente al Concilio di Trento, e la sede vacò per tre anni. Fu allora, eletto Vicario Capitolare l'Arcidiacono D. Giacomo Censone (o Sansone), che poco dopo mori. Cfr. G. Celoro Parascandolo, op. cit. pag. 108; Archivio Capit. Stabiese cit. atti sparsi: P. Sarpi : Istoria del Concilio Tridentino, ed. Firenze 1966; P. T. Milante, op. cit. pagg. 128 e 245.

9) A tale data, le Dignità del Capitolo Cattedrale della Chiesa stabiana erano: l'Arcidiacono, il Primicerio, il Cantore e il Decano. Cfr. Notar Felice Scafarto, in Archivio di Stato di Napoli.

10) Da autentici documenti risulta che alla data del 16 marzo 1566, ad un anno dalla nomina di Mons. Laureo a Vescovo di Castellammare, lo stesso è Consigliere del Capitolo Metropolitano di Napoli, oltre che Cappellano Maggiore, e in tale data sconsiglia il Capitolo di Napoli dal portare in processione le reliquie (la testa, dice il documento) di S. Gennaro, « cosa né debita né conveniente », per l'ingresso in diocesi del novello Arcivescovo di Napoli mons. Mario Carafa. Cfr. Archivio Capitolare del Duomo di Napoli.

11) P. T. Milante: op. cit. pag. 24 amplius.

12) Detto Vescovo, in tale data, stabilì anche che ad ogni Dignità fosse annesso il canonicato, il che. a quei tempi, a volte, non avveniva. Cfr. Archivio capit. stabiese cit. e Milante, ut supra.

13) Notar Andrea d'Eboli, prot. anno 1566, in Archivio di Stato Napoli, Sez. Giustizia, fondo Notai sec. XVI.

14) Archivio di deposito del Comune di Castellammare di Stabia, fondo antico. (Non esisteva ancora, nel 1978, l’Archivio Storico comunale) n.d.r.

15) Archivio Capit. Stabiese cit. e Processi Antichi del Sacro Regio Consiglio in Archivio di Stato di Napoli.

16) Archivio comunale cit.

17) Idem ut supra e Archivio capit. stabiese cit.

18) « Non se le de ningun fastidio » recita l'ordine. Difatti sono fin troppo noti gli episodi di crudeltà cui si abbandonavano queste milizie, spesso mercenarie, quando transitavano per qualche città. Cfr. Archivio di Stato di Napoli.

19)Archivio com. cit.

20)B. Capasso: Memorie storiche della Chiesa Sorrentina. Napoli 1854, pag. 95. Archivio Com. cit. Mons. Girolamo Provenzale, S.T.D., Familiare e medico personale di Papa Clemente Vili, nacque a Napoli nel 1534 da Andrea. Il 1 giugno del 1598 fu eletto Arcivescovo di Sorrento, morendo in carica il 23 marzo (X Kalendis Aprilis) del 1612. Fu sepolto in quella Cattedrale, nella Cappella di S. Gennaro, da lui costruita, come si evince dall'iscrizione, osservata in loco e trascritta dall'autore di queste note e che è del tenor seguente: « Hieronimus Provenzalis neap. Archiepiscopus Surrentinus sacrarium cum riliquiario construxit A. D. MDCVI1I ».

21) Dalla lettera del 5 dicembre del 1549 di Mons. Nicola Sicardo. cittadino di Castellammare, Vescovo di Vico Equense e Vicario della Chiesa nocerina. Cfr. Archivio Com. cit.

22) Archivio Com. cit.

23) Notar Paolo Fedele, prot. anno 1581, in Archivio di Stato Napoli.

24) Idem ut supra.

25) La prima pietra fu benedetta nel giorno dell'Assunta dell'Agosto del 1875, domenica, da Mons. D. Francesco Saverio Petagna, Vescovo di Castellammare. Cfr. Archivio Capit. stabiese cit.

26) Le altre lapidi giunte fino a noi e che hanno goduto della medesima sorte, di quella di D. Paolo Coppola e delle quali ci intratterremo in prossime note, sono quelle del giudice Andrea Longobardo, fondatore del Beneficio di S. Catello vetere e quella del Canonico e Cantore Simone Longobardo.

27) Il Museo fu solennemente inaugurato il 21 febbraio del 1897.

 

© Giuseppe D'Angelo 1978-2007

N.B.

Pubblicato sul «Bollettino Diocesano, Achidiocesi di Sorrento.Diocesi di Castellammare di Stabia, n. 3 Maggio-Giugno 1978, pp. 138-141. A tal epoca non esisteva ancora l'Archivio Storico Comunale.