G i u s e p p e D’A n g e l o

R E L A Z I O N E

S T O R I C A    E   A R T I S T I C A

S U L

 C R O C I F I S S O    L I G N E O

 D I

P I A Z Z A   C R I S T O F O R O    C O L O M B O

Ai fini di un’esatta e precisa valutazione circa la riapposizione del crocifisso ligneo sul fabbricato sito in Piazza Cristoforo Colombo, indicato col numero civico n. , non appare inutile premettere una breve descrizione storica del luogo.

Tale premessa, credo, è propedeutica a tutta la problematica relativa a tale riapposizione.

Premessa Storica

Va detto subito che, nel sec. XVI il luogo aveva il nome di Marina Grande, ed ivi esisteva, anche una delle porte della città. Difatti la nota tavola di Giovanbattista Pacichelli, incisa nel 1703 e raffigurante la città a tal epoca, la indica come Porta della Marina Grande. (cfr. tav. n. 1, A e B)

G.B. Pacichelli            Particolare di Piazza Mercato

Ma quali erano le porte della città?

Castellammare, per la sua posizione strategica nel sistema difensivo napoletano e per la sua vulnerabilità, poiché posta sul mare, come altre città, era circondata da mura fortificate.

Ovviamente la presenza di mura fortificate dovette creare l'esigenza i aprire varchi, anch'essi fortificati, per consentire l'ingresso e l'uscita dalla città. A questa finalità assolvevano le porte, che per Castellammare furono, escludendo le minori, in numero di cinque.

Per semplicità e chiarezza di esposizione le suddivideremo in porte montane e porte marine.

Le montane furono due: quella di Scanzano e quella di Vignadonica.

a) la porta di Scanzano era esattamente all'imbocco del breve tratto di tunnel posto al di sotto delle Nuove Terme, sulla strada che collega via Surripa a  proprio al di sotto dell'attuale villa Weiss;

b) la porta di Vignadonica era, probabilmente, quasi alla fine della Strada Quisisana all’altezza della fontana di S. Giacomo.

Le porte marine erano tre: quella del Quartuccio, della Fontana e di Marina Grande.

a) La porta del Quartuccio è oggi rappresentata dal cosiddetto Arco di San Catello;

b) La porta della Fontana si trovava nei pressi di Fontana Grande;

c) La quinta era quella della Marina Grande, oggi Piazza Orologio.

Dopo la demolizione di questa porta, insieme con tutta la muraglia difensiva, si apriva al pubblico uno spiazzo molto ampio e prospiciente il mare, a ridosso del porto, punto naturale di riferimento per chi avesse voluto esporre in vendita la propria mercanzia. (cfr. tav. n. 2, A e B)

La Piazza del Mercato in una cartolina del 1908              Particolare del Crocifisso

La zona, in tal modo, ben presto divenne un discreto centro commerciale, per cui il toponimo da Marina Grande si trasformò in quello di Piazza del Mercato. (cfr. tav. n. 3, A, B, C)

Incisione di J. Poppel, Berlino, prima metà XIX secolo   

 Particolare del fabbricato                  Particolare del Crocifisso

Intanto si veniva manifestando un'altra esigenza. I cittadini della zona richiedevano l'installazione di un orologio luminoso che potesse essere visto da lontano dai pescatori e dalle navi alla fonda, non essendo a tal epoca diffuso, come oggi, l'uso personale dell'orologio.

In un primo tempo l'autorità municipale pensò di poter utilizzare il dismesso orologio del Cantiere Navale, ma successivamente fu deciso di commissionarne uno nuovo alla ditta Augusto Barnard di Napoli. Fu anche stabilita la costruzione di una torre sulla quale collocare l'orologio e, difatti, il Consiglio Comunale, nella seduta dell'11 marzo 1869, ad unanimità di voti, "[...] approva il disegno di ordine arabo e progetto fatto dall'architetto consigliere Vanacore Giuseppe [...] e delibera farsi l'opera sotto la sua direzione, a condizione che il quadrante dell'orologio di notte sia apparente, potendo la spesa elevarsi fino a lire quattromila, con aggiungere al progetto la base di pietra vulcanica, ed altri abbellimenti analoghi". A questo punto ignoriamo i motivi che ritardarono la costruzione. Sappiamo che il 27 febbraio 1871 la costruzione della torre fu appaltata a Pietro de Lutiis e che, in meno di nove mesi, il 17 novembre fu collaudata e consegnata al Comune.

Non mancava che l'orologio e le due campane per suoneria.

A questo proposito va ricordato un simpatico episodio. Il sindaco di Napoli chiese al collega stabiese di poter trattenere, per un mese, la campana da poco fusa per la torre, poiché la stessa, dal suono in si bemolle, sarebbe stata molto utile per la rappresentazione, che si doveva tenere in tale mese, al Teatro S. Carlo dell'opera "Manfredi" del musicista Errico Petrella. Il cav. Francesco de Angelis, sindaco stabiese, aderì entusiasticamente alla proposta; ma certamente non gli dovette andare a genio il pagamento per il noleggio della campana che la direzione del S. Carlo pagò inopinatamente alla ditta Barnard.

Finalmente nel mese di maggio del 1872 fu messo in opera il macchinario, l'orologio, le campane e l'attacco del gas per l'illuminazione notturna e il sistema iniziò a funzionare; e così sino al 1962 quando, con delibera del 20 marzo, l'orologio fu sostituito con uno nuovo. Nel frattempo, il 10 dicembre 1925, il nome della piazza era stato mutato in quello di Cristoforo Colombo, anche se gli stabiesi preferiscono ancora quello di Piazza Orologio.

Sulla banchina prospiciente la piazza, alla fine dell'800 fu costruita la Capitaneria di Porto, già allocata in un antico immobile, poi demolito nel 1905, nei pressi della Fontana Grande.

A questo punto bisogna chiedersi se il luogo descritto è di interezze storico-architettonico o meno e se abbia tale interesse il qui di seguito descrivendo crocifisso.

 

Analisi del Crocifisso

Il crocifisso di cui ci occupiamo è senza ombra di dubbio un’opera di arte popolare devozionale degli inizi del XIX secolo. È composto prevalentemente di tre pezzi lignei.

Il primo è costituito da una croce massiccia, proveniente, forse, da legno di risulta di una imbarcazione. Appare di castagno incatramato di pece nera, con spessore medio di sei centimetri, alto due metri e 31 centimetri, largo un metro e 38 centimetri. Le condizioni di conservazioni non sono un gran che. (cfr. tav. n. 4, A)

Schema del Crocifisso con le misure in cm.

Il secondo pezzo è il più importante. Consiste in un pannello di legno, di spessore di due centimetri e mezzo ricavato per un’altezza di un metro e sessanta, da un unico pannello di poi ritagliato con le forme umane e di poi ancora pitturato. Questa circostanza potrebbe far intendere due cose: la fattura artigianale proveniente da cultura popolare e l’urgenza di realizzarlo. (cfr. tav. 5, foto A, B, C)

Il Crocifisso ligneo

Particolare                             Paricolare B

Il terzo pezzo, molto più piccolo, affisso al capo della croce, è caratterizzato dalla tipica iscrizione nera su fondo grigio: jesus naza/renus rex iudaeorum. (cfr. tav. n. 6, foto A e B)

Particolare C                       Particolare D

Considerazioni

Mi si chiede quale interesse possa avere tale manufatto. In particolare se possa essere di provenienza "giacobina" o, comunque, di valenza artistica.

Per quanto riguarda il primo quesito la prova certa della sua "funzione redimente o di bonifica religiosa" non c’è, anche se vi sono principalmente tre indizi concordanti in tal senso. Il primo è costituito dall’antichità del manufatto, certamente degli inizi dell’800. Il secondo è dato dalla sua fattura: arte popolare e realizzazione molto affrettata. Difatti durante la breve Repubblica del 1799 nel regno di Napoli, i "francesi" usavano innalzare alberi della libertà in alcune piazze delle città conquistate al verbo della rivoluzione (cfr. tav. 7, A, B, C).

Tavola 7 

Anche a Castellammare furono innalzati alberi della libertà, come è certo che, dopo il ristabilimento della monarchia borbonica, al loro posto, anche a Castellammare, furono innalzate delle croci o, meglio, dei crocifissi. Il documento che lo attesta è custodito nell’Archivio Storico della Chiesa del Purgatorio ed è una delibera in data 14 luglio 1799. In essa si attesta che a Castellammare vi fu una imponente processione durante la quale furono piantate delle croci «nei luoghi ove v’erano piantati l’Infami Alberi della perfida e sedicente Repubblica …, sì per rendere ringraziamento al Signore Iddio per la grazia fatta…, sì per ratificare l’attaccamento all’amabilissimo… Sovrano, per inneggiare infine al Santo Protettore per aver ottenuto da Dio di non morire abbruggiati dal fuoco del cannone e Bombe minacciavano li perfidi infami Giacobini».

Da queste brevi note si evince chiaramente che, comunque, il manufatto ha un considerevole interesse, se non artistico, ma certamente storico e culturale.

A tanto, a parere di chi scrive, va aggiunto un elemento che, poi, costituisce il maggior motivo per il restauro e la riapposizione del Crocifisso al suo posto tradizionale.

La piazza Cristoforo Colombo, antica Piazza del Mercato, è stata riprodotta nel corso del XIX secolo dai maggiori artisti italiani ed europei. Difatti questa piazza era una tappa obbligata, insieme con il Santuario di Pozzano, per i viaggiatori, i turisti dell’epoca, che da Napoli si recavano nella penisola sorrentina ed amalfitana, posta com’era luogo questa direttrice. (cfr. tav. 8, A e B)

G. Gigante    G. Gigante, particolare

Basta esaminare la sterminata produzione di stampe, quadri, disegni per rendersi conto che questa piazza è rappresentata in moltissimi musei europei e costituisce un indistruttibile luogo della memoria: la memoria storica della nostra città. (cfr. tav. 9, A e B)

G. Carelli 1841        G. Carelli, part.

Ebbene in tutte queste rappresentazioni della piazza, vi si trova l’immancabile crocifisso di cui oggi si discetta. Chi scrive è fermamente convinto che tale oggetto debba ritornare nel suo luogo naturale per continuare la sua ormai già bicentenaria vita. (cfr. tav. 10, A e B)

A. Senape, Piazza Mercato, sec. XIX 

A. Senape, part. 

Abbisogna di un piccolo restauro conservativo, da affidare anche ad un artigiano locale. Si raccomanda, infine, di collocarlo in una teca, quanto più semplice possibile, cristallo ad esempio, in modo che la semplicità dell’involucro non ne disturbi la visione, ma nel contempo la protegga dagli agenti atmosferici. Dovrebbe essere ben illuminato di notte. Ad ogni buon fine, a tal proposito, si consiglia di approntare un piccolo progetto.

Conclusioni

Per concludere rassegno queste brevi considerazioni:

Il Crocifisso ligneo di Piazza C. Colombo, antica Piazza del Mercato, è un’opera di arte popolare degli inizi del XIX secolo;

Non vi è la prova certa di una sua collocazione "antigiacobina", anche se è molto probabile;

La piazza con il suo Crocifisso sono stati riprodotti su dipinti, incisioni, disegni da autori italiani e stranieri del secolo XIX che figurano nei maggiori musei d’Europa;

Pertanto quest’opera riveste un notevole interesse storico-culturale e contribuisce a consolidare un luogo della memoria cittadina;

Per la sua protezione occorrono materiali semplici. Vi si potrebbe aggiungere una lapide a ricordo del restauro.

Castellammare di Stabia, 9 novembre 2001

prof. Giuseppe D’Angelo

 

Relazione presentata a richiesta del Comune di Castellammare di Stabia

© Giuseppe D'Angelo 2001 - 2008

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